E' bene fare chiarezza su alcuni aspetti che snaturano in questo articolo il contesto nel quale si sono prese decisioni non certo con leggerezza.
Il giorno 3 marzo presso confindustria di Brescia è terminato il confronto con la nuova possibile proprietà, un incontro difficile perchè svolto in assenza di un qualificato piano industriale di intervento sul sito di via Milano. Piano presentato al ministero competente ma che il sindacato non ha mai visto.
Perchè lo volevamo conoscere? per poter valutare se l'impegno della nuova proprietà fosse relativa al solo periodo di 24 mesi già previsti dalla legge e non negoziabili o se, come auspichiamo, la società intenda effettivamente investire a lungo termine a Brescia.
In particolare su questa vicenda che vede una soluzione industriale dove insiste un inquinamento consistente, inserito nei piani di bonifica nazionale e per la quale la nuova proprietà non ha alcuna responsabilità.
Veniva proposta inoltre l'assunzione di solo parte del personale dipendente (52 addetti), che ha fatto dubitare della possibilità di proseguire una gestione corretta dello stabilimento, non solo dal punto di vista produttivo, ma di gestione di tutte le attività correlate agli impianti. (Ricordiamo che la Caffaro è classificata ad alto rischio).
A fine mattinata è stata convocata una assemblea con i dipendenti, utile a confrontarci su come avremmo proseguito la trattativa ed in quella sede sono emerse già le differenze di impostazione tra chi riteneva non ci fossero le condizioni per firmare e chi invece riteneva fosse opportuno. (La Femca in verità aveva già deciso da tempo).
Le RSU e l'assemblea hanno convenuto sulla opportunità di decidere in rapporto con le sole Rappresentanze interne e nella fase di votazione le strutture sindacali sono uscite dalla stanza.
Hanno votato 36 a favore della firma dell'accordo, 18 contro e 3 si sono astenuti, dando così mandato alla RSU di sottoscrivere l'intesa. (quindi non è il 75%)
La firma della RSU era già sufficiente per evitare ciò che ci era stato prospettato, e cioè, in mancanza di accordo la società sarebbe fallita. Una responsabilità che in trattative come questa ricade sul sindacato, noi crediamo in modo improprio. Di fatto impedisce di scegliere, prendere o lasciare, o così o il nulla. Per effetto di questo vincolo è possibile poi fare affermazioni improprie come l'aver salvato almeno 52 posti di lavoro, piuttosto del nulla....ma nessuno di noi, vista la particolarità di una discussione consegnata al tavolo sindacale con queste modalità previste dalla legge, si sognava di giocare con la pelle delle persone.
Abbiamo semplicemente fatto il nostro mestiere di sindacalisti.
E' inacettabile quindi consegnare all'opinione pubblica ed al dibattito sindacale il ruolo della rappresentanza confrontato con questa specifica vicenda. Quale sarebbe il mandato "eluso" dalla Uilcem se la nostra RSU ha firmato l'accordo mentre era noto ai lavoratori che la struttura non avrebbe firmato? quale esercizio di democrazia avremmo violato? noi crediamo di aver agito in totale trasparenza e con coerenza rispetto alle nostre affermazioni.
Insiste il segretario della Femca affermando che l'avremmo accusato di "essere ridotto a notaio dei padroni" mentre l'affermazione era rivolta alla modalità con le quali si svolgono queste trattative, che trattative non sono, è solo un prendere o lasciare. Non abbiamo spostato una virgola dal testo di accordo originariamente proposto, se non, per vincoli di organizzazione del lavoro, gli assunti da 46 a 52. (ma era una svista dell'acquirente).
Quello che pensiamo è che in virtù della validità dell'accordo bastava la sola firma della RSU, di tutte le RSU, la firma della Femca non era necessaria e avrebbe evitato molte affermazioni strumentali del giorno dopo.
Il dibattito dovrebbe convergere sulla necessità di riformare le competenze del sindacato in materia di cessione di attività in amministrazione commissariata così da evitare di diventare TUTTI, dei notai.
In questa vicenda non ci sono eroi salvatori del lavoro, ma solo sindacalisti con attrezzi spuntati e la scelta che ha fatto la Femca firmando l'accordo è legittima ma semplicemente inopportuna.
(per la lettura integrale dell'articolo citato basta cliccare sulla parola alla prima riga di questo testo)