"Ma prima di ogni dato economico vengono i sedici anni di condanna inflitti" a Stephan Schmidheiny e a Jean Louis de Cartier, come ha sottolineato Bruno Pesce, presidente dell'Associazione delle Vittime Amianto. Una condanna a sedici anni per entrambi riconosciuti colpevoli di disastro ambientale doloso e omissione volontaria di cautele. Quattro anni in meno rispetto ai venti anni chiesti dalla pubblica accusa. Questo perche' per il giudice c'e' una data che segna un discrimine ed e' l'agosto del 1999: prima, il reato e' da considerarsi prescritto; e' invece imputabile per le conseguenze della dispersione delle fibre killer tuttora perduranti.
Questo vale, secondo il giudice Casalbore, solo per gli stabilimenti di Casale Monferrato e Cavagnolo, mentre, evidentemente, non sono state considerate determinanti le prove a supporto di un disastro ambientale tuttora perdurante a Rubiera e Bagnoli. Per capire meglio il dispositivo occorrera', comunque, aspettare il termine di 90 giorni per il deposito delle motivazioni. Intanto l'altro dato clamoroso sono i risarcimenti milionari riconosicuti dalla Corte d'Assise: un totale che ammonterebbe, secondo le prime stime, ancora da conteggiare definitivamente a circa 100 milioni di euro.
Il piu' consistente, 25 milioni di euro, va al Comune di Casale Monferrato, che dopo qualche tentennamento nelle settimane scorse aveva rifiutato un'offerta da parte degli imputati di 18 milioni di euro; 20 milioni alla regione Piemonte, 15 all'Inail e 100.000 a sindacati e associazioni. Da 30mila a 50mila euro le provvisionali per i parenti delle vittime, 35mila euro per ciascun malato di patologie correlate all'amianto."Una sentenza che non ci aspettavamo" hanno commentato le difese, che hanno annunciato il ricorso in appello. Ma il rischio per loro e' che i loro assistiti siano trascinati in un altro processo, il cosiddetto "Eternit bis" per le vittime successive al 2008 con la contestazione di omicidio.
"Thysenn e Eternit dimostrano che qualcosa e' cambiato nella sensibilita' alla sicurezza sul lavoro" ha commentato il procuratore Capo Giancarlo Caselli, che ha chiuso con un messaggio implicito alla politica: "se fosse stata gia' in vigore la legge sulla responsabilita' civile dei magistrati sicuramente Guariniello e i suoi colleghi avrebbero fatto il loro dovere, ma non so quanti altri Guariniello avrebbero potuto esservi in giro per l'Italia" .
cos'è l'eternit
storia del processo