martedì 29 marzo 2011

Lombardia - Patto per le politiche attive del Lavoro 2011

testo integrale dell'accordo firmato Venerdì 25 marzo in commissione regionale per gli ammortizzatori in deroga 2011


1.0. Premessa


La crisi economica che ha preso avvio nel 2008 è stata affrontata con una combinazione di interventi di sostegno al reddito, che hanno esteso la rete di protezione sociale, e di politiche attive del lavoro, basate sull’attivazione della persona nel costruire un percorso personale di qualificazione o di reimpiego in una rete pubblico-privata di operatori. I risultati di questa azione sono stati importanti: un numero rilevante di lavoratori ha usufruito degli interventi di politica attiva, riducendo in modo significativo gli effetti della crisi sui lavoratori stessi. Nel 2010 si sono avuti i primi segni di una ripresa dell'economia, in particolare della produzione industriale, cui hanno dato seguito anche alcuni segnali di ripresa del mercato del lavoro, con la discesa dei tassi di disoccupazione e la ripresa degli avviamenti al lavoro. Tuttavia il forte impatto della crisi ha lasciato i suoi segni sul mercato del lavoro: la difficoltà di ingresso nel mercato del lavoro dei giovani, l'espulsione dei lavoratori senior, le difficoltà di collocamento delle fasce deboli. In questo scenario si collocano le azioni delineate nel Programma Regionale di Sviluppo che mirano a favorire una crescita economica che genera occupazione. Il presente Patto delinea le azioni di politica attiva strettamente connesse agli strumenti della Cassa integrazione e della mobilità in deroga, non trascurando di evidenziare l’attenzione ad ulteriori target. La dote si conferma lo strumento di attuazione di interventi che hanno finalità diverse, ma per le quali sono rilevanti la personalizzazione delle azioni rivolte al lavoratore e la libertà di accesso alla rete dei servizi. Con l’obiettivo di aumentare l’efficacia dello strumento legato ai percorsi di ricollocazione e di riqualificazione si indicano tre azioni fondamentali finalizzate all’orientamento e all’accompagnamento dei soggetti coinvolti:

 la responsabilità di tutte le parti nell'integrazione delle iniziative, per massimizzarne gli effetti di sviluppo e raggiungere massa critica;
 l'integrazione delle risorse pubbliche e private;
 il rafforzamento del ruolo del territorio nell'orientare operatori imprese, lavoratori ed operatori ad adattare l'offerta di servizi alla realtà dello sviluppo locale.
L’Accordo Quadro sugli Ammortizzatori Sociali in deroga 2011 conferma l’impianto essenziale degli anni precedenti e, a fronte della valutazione delle esperienze passate, introduce orientamenti importanti finalizzati a valorizzare i principi di partecipazione, corresponsabilità e trasparenza dei diversi attori del mercato del lavoro, quali:
 indirizzo deciso verso la ricollocazione dei lavoratori espulsi attraverso un utilizzo finalizzato delle politiche attive del lavoro connesse con la corresponsione delle indennità;
 concorso delle risorse pubbliche (Stato, Regione, Province), private (Imprese) e paritetiche sociali (Enti bilaterali, Fondi interprofessionali) per rendere effettiva la contestualità tra gli interventi di sostegno al reddito e le politiche attive del lavoro;
 centralità degli accordi sindacali aziendali come espressione della responsabilizzazione di tutte le parti coinvolte (datori di lavoro e loro associazioni, lavoratori e loro organizzazioni sindacali).

2.0 Attivazione di politiche differenziate

Uno degli elementi previsti dall’Accordo Quadro sugli Ammortizzatori Sociali in Deroga 2011 è la definizione di interventi modulabili a seconda della tipologia di crisi a cui si vuole dare sostegno e dell’entità del bisogno dei diversi target di destinatari. Per ogni tipologia di destinatari vengono approntati diversi strumenti, che definiscono percorsi integrati, finalizzati alla ricollocazione del lavoratore o alla sua permanenza riqualificata all’interno del sistema azienda. L’utilizzo delle risorse e degli strumenti è finalizzato a conferire una maggiore selettività e miglioramento dell'efficacia delle politiche attive, da modulare a seconda delle reali esigenze delle imprese e dei lavoratori attraverso la valorizzazione degli accordi sindacali aziendali.
2.1 Intervento A
L’intervento A fa riferimento ad un’integrazione salariale connessa a previste sospensioni o riduzioni dell’attività con ragionevole previsione di ripresa dell’attività lavorativa senza prevedibili eccedenze di personale. Le politiche attive, qualora siano individuate negli accordi sindacali aziendali, saranno indirizzate a rafforzare la permanenza dei lavoratori all'interno dell'impresa, attraverso interventi di riqualificazione, collegati alle necessità aziendali. Tutti gli interventi di politiche attive avranno durate diverse, proporzionate al tempo di ricorso agli ammortizzatori in deroga. Gli interventi potranno essere finanziati attraverso le risorse dei fondi interprofessionali e/o le risorse aziendali, comprendendo anche la formazione aziendale nelle modalità previste dalla legge 102/2010 così come prorogata dall’art.1 comma 33 della Legge 13 dicembre 2010, n. 220 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato” e dal decreto interministeriale n. 49281 del 18 dicembre 2009, Tutti lavoratori interessati al trattamento di CIG in deroga, firmando l’apposita Dichiarazione di Immediata Disponibilità, manifestano di essere disponibili ad aderire a un percorso di riqualificazione professionale. Qualora siano coinvolti in percorsi di riqualificazioni previsti nell’accordo sindacale aziendale, si dovranno attivare a frequentare gli stessi. Permangono, come per ogni percettore di un trattamento di sostegno al reddito, gli obblighi previsti dall’articolo 12 del decreto interministeriale 46441/2009.
2.2 Intervento B
L’intervento B fa riferimento ad un’integrazione salariale, connessa a sospensioni o riduzioni programmate anche totali dell’attività, che si renda necessaria a seguito del verificarsi di una o più delle seguenti condizioni:
 crisi strutturale, ristrutturazione/riorganizzazione o in caso di accordi di solidarietà;
 cessazione, parziale o totale di attività, procedura concorsuale. L’accordo sindacale che attiva tale intervento dovrà sempre contenere la previsione di specifici percorsi di politiche attive del lavoro finalizzati alla riqualificazione professionale o alla ricollocazione anche recependo, qualora siano presenti, le indicazioni provenienti dalla concertazione territoriale e/o dagli organismi territoriali espressioni delle parti sociali in materia di politiche del lavoro. Tutti gli interventi di politiche attive avranno durate diverse, proporzionate al tempo di ricorso agli ammortizzatori in deroga. Gli interventi concertati all’interno degli accordi sindacali aziendali, potranno avvalersi di risorse finanziarie diverse, favorendo il concorso delle risorse pubbliche (Regione, Province), e/o private e/o paritetiche sociali per la formazione continua, sulla base delle intese raggiunte con i diversi organismi coinvolti. Tutti i lavoratori interessati al trattamento di CIG in deroga, firmando l’apposita Dichiarazione di Immediata Disponibilità, manifestano di essere disponibili ad aderire a un percorso di ricollocazione o riqualificazione professionale impegnandosi ad attivarsi entro 30 giorni dall’inizio della sospensione. Sarà quindi garantito loro l’accesso agli interventi di cui sopra supportati dalle necessarie risorse pubbliche. Permangono, come per ogni percettore di un trattamento di sostegno al reddito, gli obblighi previsti dall’articolo 12 del decreto interministeriale 46441/2009.

2.3 Mobilità in deroga

I lavoratori in mobilità in deroga, dopo aver dichiarato il proprio stato di disoccupazione presso un servizio competente e aver presentato domanda di mobilità in deroga alla sede INPS territorialmente competente, dovranno accedere ad un percorso di ricollocazione entro 30 giorni dalla data di presentazione della domanda ad INPS.

3.0 Gli Accordi Sindacali Aziendali

Gli accordi sindacali aziendali svolgono un ruolo centrale di espressione della responsabilizzazione di tutte le parti coinvolte nel concertare ed indirizzare l’efficacia delle politiche attive connesse agli ammortizzatori. Le azioni concertate dalle parti e contenute negli accordi sindacali aziendali conterranno le indicazioni che le parti riterranno maggiormente efficaci nel fronteggiare la crisi trattata. Riguardo ai percorsi di politiche attive, gli accordi relativi all’intervento B, dovranno contenere le necessarie informazioni relative al percorso di politiche attive concordato con tra le parti relativamente ai seguenti punti:
 obiettivo dell’intervento;
 tipologia e descrizione dei percorsi con durate diverse, proporzionate al tempo di ricorso agli ammortizzatori in deroga;
 lavoratori coinvolti;
 durata dell’intervento;
 eventuale certificazione delle competenze ove prevista;
 -previsione di eventuali risorse economiche aziendali e/o dei fondi interprofessionali. Inoltre, per richieste di intervento di CIG in deroga superiori ai 5 mesi, con la previsione di percorsi cofinanziati, dovrà essere allegato all’accordo sindacale aziendale lo specifico piano di formazione e riqualificazione professionale o di ricollocazione che ne motivi la richiesta. Gli accordi sindacali aziendali potranno altresì recepire indicazioni provenienti dalla concertazione territoriale richiamando specifici accordi territoriali già in essere, dare indicazioni rispetto ad uno o più operatori, tra quelli accreditati per i servizi al lavoro e alla formazione o autorizzati e quant’altro si ritenga opportuno nel rispetto della normativa nazionale e regionale in materia di politiche passive ed attive.

4.0 Dichiarazione di Immediata Disponibilità

La Dichiarazione di immediata disponibilità al percorso di politica attiva (DID) costituisce un presupposto per l'erogazione degli ammortizzatori sociali integrati dalle politiche attive. A fronte di due tipi di interventi distinti sono stati predisposti due modelli di DID allegati al presente documento.

5.0 Gli strumenti regionali

In un primo momento saranno disponibili due tipologie di doti:
la Dote Riqualificazione e la Dote Ricollocazione, per poi valutare la possibilità, tenuto conto delle risorse disponibili, di ampliare l’offerta di strumenti che siano occasione per effettuare ulteriori investimenti sull’accrescimento delle competenze del capitale umano coinvolto nelle situazioni di crisi, anche in un’ottica di auto imprenditorialità e per supportare i processi di innovazione, riconversione e crescita della capacità competitiva delle imprese. Le doti regionali attivano due percorsi distinti in funzione della posizione del destinatario nel mercato del lavoro, per un impegno complessivo di € 20 milioni a valere sul FSE:
1. Percorso “ricollocazione”
2. Percorso “riqualificazione” Il percorso ricollocazione, la cui durata sarà di 9 mesi, è rivolto a:
 Lavoratori in CIG in deroga, intervento B per cessazione, parziale o totale di attività, o procedura concorsuale, o interessati da eventuali dichiarazioni di esubero, occupati presso unità produttive/operative ubicate in Lombardia per le quali l’impresa/datore di lavoro ha presentato domanda di CIG in deroga a Regione Lombardia.
 Lavoratori in mobilità in deroga provenienti da unità produttive/operative ubicate in Lombardia. Si prevedono inoltre forme di premialità aggiuntiva per incentivare la ricollocazione di soggetti particolarmente svantaggiati.
Il percorso riqualificazione, con durate diverse, proporzionate al tempo di ricorso agli ammortizzatori in deroga, prevede per tutti i destinatari servizi di formazione ed è rivolto a:
 Lavoratori in CIG in deroga, intervento B per crisi strutturale, ristrutturazione/riorganizzazione, accordi di solidarietà, occupati presso unità produttive/operative ubicate in Lombardia, per le quali l’impresa/datore di lavoro ha presentato domanda di CIG in deroga a Regione Lombardia.

6.0 Obblighi del lavoratore percettore di indennità di sostegno al reddito

Si richiamano, come parte integrante del presente documento, le disposizioni previste dagli artt. 11 e 12 del decreto interministeriale n. 46441 del 19 maggio 2009, nonché quelle indicate nella circolare del MLPS n. 39 del 19 novembre 2010. Il percorso di riqualificazione professionale indicato nella DID configura un’offerta specifica comunicata al lavoratore ai sensi della normativa sopra citata così come il percorso di ricollocazione, da considerarsi offerta di un progetto individuale di inserimento nel mercato del lavoro ai sensi dell’art 1-quinquies del decreto-legge 5 ottobre 2004, n. 249 convertito, con modificazioni, con la Legge 3 dicembre 2004, n. 291. La Regione Lombardia si impegna ad assumere ogni utile iniziativa per rendere effettive le comunicazioni all’INPS da parte dei soggetti competenti per legge dei nominativi dei lavoratori che possono essere ritenuti decaduti dai trattamenti di CIG o mobilità in deroga per effetto dell’applicazione delle norme sopra citate.

7.0 Gli impegni delle parti

Le Parti Sociali si impegnano a potenziare gli interventi posti in essere: - valorizzando gli accordi aziendali così come precedentemente descritti; - favorendo, anche nell’ambito degli organismi di concertazione previsti a livello territoriale, la declinazione degli interventi e/o priorità per orientare tutti i soggetti interessati così da favorire un’offerta di servizi adeguata alla realtà dello sviluppo locale e specifiche azioni di sviluppo del territorio; - sostenendo la programmazione territoriale attraverso il loro ruolo di rilevazione e di aggregazione dei bisogni di competenze del mercato del lavoro e la loro capacità di mobilitare risorse, finanziarie ed organizzative, necessarie ad un’azione realmente incisiva.

8.0 Monitoraggio e valutazione

L’attuazione delle politiche attive e i risultati conseguiti saranno oggetto di verifiche all'interno della Sottocommissione permanente mobilità/ammortizzatori sociali. Il monitoraggio e la valutazione saranno effettuati anche:
 affinando gli strumenti già messi in campo per le doti ammortizzatori sociali;  chiedendo ai fondi interprofessionali/enti bilaterali di mettere a disposizione i dati in loro possesso riguardo ai progetti che si realizzeranno in Lombardia per aziende che usufruiscono di ammortizzatori in deroga;
 strutturando report consuntivi prodotti dalle aziende prima del rinnovo degli interventi di CIG in deroga;
 creando set di indicatori specifici sui quali focalizzare l’attenzione e le relative tecniche di rilevazione.

mercoledì 16 marzo 2011

...ancora su Caffaro

E' comparso qualche giorno fa un articolo a firma del segretario della Femca di Brescia sul giornale della CISL. Compie una analisi ed esprime un giudizio sulla scelta della Filctem CGIL e della Uilcem UIL di non sottoscrivere l'accordo per la cessione della Caffaro di Brescia in aministrazione straordinaria.









E' bene fare chiarezza su alcuni aspetti che snaturano in questo articolo il contesto nel quale si sono prese decisioni non certo con leggerezza.


Il giorno 3 marzo presso confindustria di Brescia è terminato il confronto con la nuova possibile proprietà, un incontro difficile perchè svolto in assenza di un qualificato piano industriale di intervento sul sito di via Milano. Piano presentato al ministero competente ma che il sindacato non ha mai visto.

Perchè lo volevamo conoscere? per poter valutare se l'impegno della nuova proprietà fosse relativa al solo periodo di 24 mesi già previsti dalla legge e non negoziabili o se, come auspichiamo, la società intenda effettivamente investire a lungo termine a Brescia.

In particolare su questa vicenda che vede una soluzione industriale dove insiste un inquinamento consistente, inserito nei piani di bonifica nazionale e per la quale la nuova proprietà non ha alcuna responsabilità.


Veniva proposta inoltre l'assunzione di solo parte del personale dipendente (52 addetti), che ha fatto dubitare della possibilità di proseguire una gestione corretta dello stabilimento, non solo dal punto di vista produttivo, ma di gestione di tutte le attività correlate agli impianti. (Ricordiamo che la Caffaro è classificata ad alto rischio).

A fine mattinata è stata convocata una assemblea con i dipendenti, utile a confrontarci su come avremmo proseguito la trattativa ed in quella sede sono emerse già le differenze di impostazione tra chi riteneva non ci fossero le condizioni per firmare e chi invece riteneva fosse opportuno. (La Femca in verità aveva già deciso da tempo).


Le RSU e l'assemblea hanno convenuto sulla opportunità di decidere in rapporto con le sole Rappresentanze interne e nella fase di votazione le strutture sindacali sono uscite dalla stanza.

Hanno votato 36 a favore della firma dell'accordo, 18 contro e 3 si sono astenuti, dando così mandato alla RSU di sottoscrivere l'intesa. (quindi non è il 75%)

La firma della RSU era già sufficiente per evitare ciò che ci era stato prospettato, e cioè, in mancanza di accordo la società sarebbe fallita. Una responsabilità che in trattative come questa ricade sul sindacato, noi crediamo in modo improprio. Di fatto impedisce di scegliere, prendere o lasciare, o così o il nulla. Per effetto di questo vincolo è possibile poi fare affermazioni improprie come l'aver salvato almeno 52 posti di lavoro, piuttosto del nulla....ma nessuno di noi, vista la particolarità di una discussione consegnata al tavolo sindacale con queste modalità previste dalla legge, si sognava di giocare con la pelle delle persone.


Abbiamo semplicemente fatto il nostro mestiere di sindacalisti.


E' inacettabile quindi consegnare all'opinione pubblica ed al dibattito sindacale il ruolo della rappresentanza confrontato con questa specifica vicenda. Quale sarebbe il mandato "eluso" dalla Uilcem se la nostra RSU ha firmato l'accordo mentre era noto ai lavoratori che la struttura non avrebbe firmato? quale esercizio di democrazia avremmo violato? noi crediamo di aver agito in totale trasparenza e con coerenza rispetto alle nostre affermazioni.

Insiste il segretario della Femca affermando che l'avremmo accusato di "essere ridotto a notaio dei padroni" mentre l'affermazione era rivolta alla modalità con le quali si svolgono queste trattative, che trattative non sono, è solo un prendere o lasciare. Non abbiamo spostato una virgola dal testo di accordo originariamente proposto, se non, per vincoli di organizzazione del lavoro, gli assunti da 46 a 52. (ma era una svista dell'acquirente).

Quello che pensiamo è che in virtù della validità dell'accordo bastava la sola firma della RSU, di tutte le RSU, la firma della Femca non era necessaria e avrebbe evitato molte affermazioni strumentali del giorno dopo.


Il dibattito dovrebbe convergere sulla necessità di riformare le competenze del sindacato in materia di cessione di attività in amministrazione commissariata così da evitare di diventare TUTTI, dei notai.

In questa vicenda non ci sono eroi salvatori del lavoro, ma solo sindacalisti con attrezzi spuntati e la scelta che ha fatto la Femca firmando l'accordo è legittima ma semplicemente inopportuna.


(per la lettura integrale dell'articolo citato basta cliccare sulla parola alla prima riga di questo testo)

accordo Associazione industriali e Sindacato

è stato firmato l'accordo a Brescia per la detassazione delle ore straordinarie al 10% che abbiano il requisito di incremento della produttività così come disposto dalla legge. Il testo integrale.





























lunedì 7 marzo 2011

Comunicato stampa UIL - UILCEM

Perché Comune e AIB quando parlano delle Caffaro non dicono nulla sulla questione ambientale? Come UIL non abbiamo firmato l’accordo per il passaggio degli impianti di produzione di clorito alla società chimica di Emilio Fedeli di Pisa, perché non è stato presentato il piano industriale sin ora conosciuto solo dal Ministero.
Abbiamo richiesto inascoltati al Ministero e al Commissario straordinario Marco Cappelletto di procedere al confronto in sede Ministeriale, ma questo non è stato possibile e non ne comprendiamo le ragioni.
Se il Sindaco che dice di aver partecipato ad almeno una decina di incontri conosce il piano industriale, allora che lo renda noto a tutti, perché in gioco non vi è solo la sorte dei lavoratori della Caffaro, ma anche le conseguenze sul piano ambientale della zona di via Milano.
Sappiamo come sia necessario mantenere in esercizio gli impianti per evitare che l’innalzamento delle falde provochi l’inevitabile ulteriore inquinamento della zona. L’attuale impegno solo per due anni della Società di Emilio Fedeli di garantire l’attività con la messa in sicurezza degli impianti non assicura affatto né sulla continuità dell’impresa, né sul futuro impegno per garantire la bonifica della zona senza forzature, come è avvenuto in sede di confronto con il commissario straordinario, di sospendere l’attività e far precipitare il problema ambientale.
A noi pare che la non chiarezza su tutta questa vicenda non aiuta certo a rispondere al bisogno di trasparenza e di certezze necessarie quando in gioco vi sono questioni delicate, sapendo che in gioco oltre ai problemi della sicurezza vi è il costo economico molto oneroso che rischia così di essere a totale carico della collettività a fronte di responsabilità dei privati.
Proprio per la mancanza di chiarezza non abbiamo voluto come UIL sottoscrivere un accordo, che tra l’altro per espletare i suoi effetti sul piano occupazionale, vedeva la necessità solo della firma delle RSU che unitariamente (anche la RSU UIL) hanno sottoscritto proprio per senso di responsabilità verso i lavoratori.
Mantenendoci come sindacato nella condizione di intervenire per fare chiarezza su tutto quanto ad oggi non ci è dato di sapere.

UIL Brescia UILCEM Brescia
Angelo Zanelli Daniele Bailo

giovedì 3 marzo 2011

Caffaro: in AIB l'accordo con le RSU, la Uilcem non firma



si è completato ieri il confronto con il possibile acquirente della Caffaro Chimica in amministrazione straordinaria.
A tarda sera dopo molte ore di trattativa, non è stato possibile condividere un accordo con l'assenso "politico" della Uilcem di Brescia e della Filctem. Ha invece sottoscritto il testo insieme alla RSU, la Femca Cisl.

I motivi del dissenso sono circoscritti a due elementi fondamentali.
Non è stato possibile, sopratutto per una vicenda delicata e complessa come quella della caffaro di Brescia, sedersi davanti al possibile acquirente con un dettagliato piano industriale sul tavolo relegando la trattativa locale alla semplice gestione organizzativa che ha in mente la nuova società.
Non è stato possibile avere una più ampia tutela di tutti i lavoratori oggi dipendenti della Caffaro perchè la Nuova società prevede di assumerne 52 su 92. Non è stato inoltre possibile spostare la trattativa ad una sede istituzionale per diniego del Commissario straordinario.

In ogni caso, con la firma unitaria delle RSU, la procedura potrà concludere la cessione alla Newco Brescia srl, società costituita ad hoc dalla FinTodisco, Lunedì mattina, ultimo giorno previsto dal bando di cessione.

La firma delle RSU ha evitato che impropriamente il sindacato si facesse carico di una cessata attività del sito con tutte le conseguenze ambientali che i cittadini bresciani conoscono bene.

Questa mattina Uilcem e Filctem hanno convocato una conferenza stampa alla presenza dei segretari generali di UIL e CGIL di Brescia per spiegare le ragioni della mancata firma sull'accordo.